Da più di un mese la Lombardia è la più rossa di tutte le zone dello Stivale colpite dal flagello del Covid-19. I dati agghiaccianti su contagiati, ricoverati in rianimazione e deceduti sono sulla bocca di tutti, in attesa di essere aggiornati nella consueta conferenza stampa delle 18. Bergamo, ora Milano, ma anche e soprattutto Brescia. Ospedali al completo, sanitari prossimi al collasso, atmosfera surreale. Ma se è vero che un amico lo si vede sempre nel momento di difficoltà, è proprio adesso che la comunità ciclistica locale ha teso una mano al suo territorio: gli ex professionisti Nicola Gaffurini e Roberto Ferrari entrambi di Villanuova sul Clisi (Brescia) hanno ideato e portato a termine un’asta di beneficenza invitando corridori professionisti ed ex a mettere in palio maglie, completini e altri oggetti personali. All’appello hanno risposto in tanti, tra cui Mario Chiesa, Nicola Loda, Igor Astarloa, ma anche la maglia rosa del Giro d’Italia Ciclocross 2019/2020 Cristian Cominelli. Il simbolo del primato dell’undicesima edizione della Corsa Rosa del fango è infatti tra gli oggetti andati a ruba tra gli appassionati. E il ricavato è stato tutto donato al Comitato Provinciale FCI di Brescia, che attraverso l’iniziativa “Una volata contro il coronavirus” ha promosso una raccolta fondi destinati agli Spedali Civili di Brescia. Un gesto speciale, quello della nostra maglia rosa, che si ispira proprio ad alcuni valori del ciclocross e della grande famiglia del Giro d’Italia Ciclocross. Abbiamo raggiunto Cristian al telefono per chiedergli di raccontarci questa bella storia di solidarietà. E il campione bresciano non ha smentito la sua proverbiale parlantina, che abbiamo imparato a conoscere durante tutta l’undicesima edizione del GIC. Buona lettura.
Cristian, innanzi tutto come stai? «Io per fortuna bene, così mia moglie e il nostro piccolo. Barricati in casa».
Però, Brescia… «Ahimè in questi giorni ce la stiamo vedendo davvero amara. La comunità è allo stremo, gli ospedali in crisi. E penso a tutti coloro che stanno morendo soli, senza poter ricevere il conforto della famiglia. Una tragedia».
In questo contesto così tragico il mondo del ciclismo ha pedalato all’unisono in una direzione: raccogliere fondi con ‘asta benefica, e tu hai partecipato mettendo in palio le tue maglie rosa dell’undicesimo Giro d’Italia Ciclocross. Raccontaci l’idea! «L’asta è stata promossa per aiutare tutti gli ospedali del bresciano, che in questi giorni emerge come la zona più colpita dall’emergenza: le strutture ospedaliere sono tutte allo stremo. Questa associazione ha messo in piedi quest’asta e ha coinvolto non solo i ciclisti corridori, ma tutto il comparto. Ci sono infatti DS, ex prof, massaggiatori, tecnici. Io non appena ho visto l’iniziativa ho sentito spontaneamente di poter fare qualcosina».
Saper lasciare qualcosa cui si è molto legati perché porti benefico ad altri. Virtù rara ai giorni nostri. «Assolutamente no! Subito ho pensato alla maglia del Giro d’Italia Ciclocross, mi faceva piacere coinvolgere il mio mondo e indirizzarlo verso questa iniziativa. Questa cosa l’ho fata in modo naturale e col cuore».
La comunità ciclistica è famosa per la sua solidità. Come ha reagito all’appello? «Il mondo del ciclismo in questo momento può dare una mano. Anche se non potrà risolvere il problema, se tutti facciamo del nostro meglio possiamo aiutare chi è in difficoltà. E posso dire di essere davvero felice per come hanno risposto gli amanti delle due ruote: la somma raccolta è abbastanza importante (11200 €, ndr) e in questi giorni sarà compito del comitato provinciale di Brescia della Federciclismo distribuirla tra gli ospedali».
Ciclocross, disciplina di tenacia, disciplina che tempra lo spirito e il corpo. Bagaglio utile in questi tempi duri? «Penso che in questa situazione chi ha fatto almeno una gara di ciclocross può sapere quanto possa aiutare la struttura di una disciplina che si corre in condizioni proibitive. Lo spirito del ciclocross è quello di superare le difficoltà, di saper resistere e rilanciare. Questo può legarsi benissimo all’emergenza sanitaria in corso. In più il Giro d’Italia Ciclocross è una grande e famiglia e insieme (anche se ora distanti) ci si può aiutare a vicenda e dare un supporto morale».
Il Covid-19 ha congelato la preparazione invernale dei ciclisti. Tu come l’hai presa? Come ti mantieni in forma? «Io avevo preso una pausa dopo il mondiale, qualche settimana tranquillo e poi avevo appena ricominciato la preparazione. Quando la situazione si è aggravata e mi sono spostato sui rulli. Faccio tantissimi esercizi fisici, pedalare è la cosa più importante, ma visto che i tempi probabilmente diventeranno molto lunghi occorre dedicarsi anche ad altre parti del corpo, altrimenti ci si affatica (soprattutto mentalmente). Sto curando tutto quello che non avrei fatto in situazioni di normalità. Scoprendo, per esempio, che con due attrezzi si può quasi simulare un’intera palestra. È un modo per mantenere il benessere fisico e il sistema immunitario attivo e più forte».
Qualcuno, però, ha tentato comunque di pedalare all’aperto, contravvenendo alle regole. Cristian, abbiamo bisogno di un invito del vincitore del Giro d’Italia Ciclocross a star tutti a casa! «Alcuni pericoli in altre zone sono stati meno sentiti, avendo la fortuna di non essere colpiti direttamente, quindi in qualcuno c’era l’idea vagante di uscire lo stesso in bici. Ora le restrizioni sono ferree, ma anche se ci fosse stata la possibilità, ragazzi, le priorità della vita sono altre! Ci si può tenere in forma come abbiam detto e concedere del tempo a tutte quelle cose che non avremmo mai fatto a pieno per mancanza di tempo: dare importanza alla famiglia, per esempio! Io per primo passo il pomeriggio con il bimbo e con mia moglie».
Ogni crisi nasconde un’opportunità. Secondo te come sarà quando la tempesta sarà passata? «Quando tutto sarà finito apprezzeremo anche di più la semplice uscita in bici e tutto ciò che ci sembrava scontato. Qualsiasi attività si riempirà di una gioi mai vissuta».